È un’opera sul tema degli elementi impliciti di un’immagine e di come si rapportano con quelli espliciti. L’accento è preso a prestito dai simboli grafici per intercettare una traiettoria suggerita dalle altre forme, quelle visibili. Le figure appaiono vibranti, ma ferme, fatta eccezione per l’accento, che non ha vincoli, se non quello sopra menzionato e dal quale tende a sottrarsi.

Le mie opere nascono dalla percezione di un limite e dalla necessità di superarlo. Dove la logica impone di fermarsi, là comincia la creazione artistica, che è quindi una ricerca di possibilità, di uno spazio in cui muoversi. L’immagine visibile nel quadro non è che una finestra su una realtà più ampia, che l’osservatore è chiamato ad esplorare e immaginare. In tal senso, il quadro è un invito a superare i confini del quadro. L’immagine raffigurata non è conclusa; è solo uno spaccato di un’altra realtà, una porzione di tempo e di spazio che non si trova né qui né ora.